giovedì 28 novembre 2013

Cancro all'esofago

Il cibo passa dalla bocca nello stomaco attraverso un canale muscolare chiamato esofago. A volte, le cellule dell'esofago diventano cancerose. Quando le cellule dell'esofago si dividono in modo disordinato e incontrollato, si ha il tumore all'esofago. Ci sono due tipi di tumore: il tumore a cellule squamose e l'adenocarcinoma.

Il rivestimento dell'esofago è formato cellule piatte e sottili, chiamate cellule squamose. Il tumore a cellule squamose si sviluppa nella parte alta e media dell'esofago.

Oltre alle cellule squamose, nell'esofago ci sono anche le cellule ghiandolari. Le cellule ghiandolari producono muco e altri liquidi che aiutano la digestione. Se gli acidi dello stomaco risalgono nella parte bassa dell'esofago, possono irritare le cellule ghiandolari e modificarne la struttura. Tali cambiamenti possono causare il tumore alle cellule ghiandolari, cioè l'adenocarcinoma.

I sintomi del tumore all'esofago includono: difficoltà a deglutire, notevole perdita di peso, dolore alla faringe, al torace o alla schiena, vomito o raucedine. Il tumore all'esofago può diffondersi (cioè metastatizzare) in altri organi del corpo.

La chirurgia è il trattamento più usato per curare qualsiasi tipo di tumore all'esofago. Si può ricorrere anche alla terapia radiante o alla chemioterapia. Nuovi tipi di trattamenti, come la terapia laser e la terapia fotodinamica, possono essere utilizzati per ridurre i sintomi.

Cancro alle ovaie

L'apparato riproduttivo femminile è formato da due ovaie, organi che hanno un compito chiave nella riproduzione. Le ovaie sono attaccate a entrambi i lati dell'utero e sono responsabili della produzione degli ormoni sessuali, compreso il progesterone e gli estrogeni, nonché del rilascio delle cellule uovo.

A volte, il naturale processo di crescita ordinata delle cellule si altera, e la replicazione cellulare procede in maniera disordinata e fuori da ogni controllo. Quando si verifica tutto questo, si può avere la comparsa di un tumore, dentro o fuori le ovaie. Il tumore può essere benigno o maligno: i tumori maligni sono detti anche cancri. I due più frequenti tipi di cancro alle ovaie sono chiamati carcinoma a cellule embrionali e carcinoma epiteliale. Il carcinoma a cellule embrionali ha inizio nelle cellule uovo presenti nelle ovaie, mentre il carcinoma epiteliale si sviluppa dalle cellule che formano la superficie delle ovaie.

I sintomi del cancro alle ovaie sono:
- stanchezza
- pressione o dolore all'addome, alla pelvi, alla schiena o alle gambe
- gonfiore o senso di pienezza a livello dell'addome o della pelvi
- nausea, difficoltà a digerire, meteorismo, costipazione o diarrea

I tumorie alle ovaie possono diffondersi ad altri organi: tae condizione è chiamata metastasi. Il tumore alle ovaie può diffondersi in tre modi:
- per invasione: il tumore si ingrandisce fino a invadere gli organi vicini
- per desquamazione: le cellule tumorali si staccano dal tumore primitivo e si impiantano sugli organi vicini
- per diffusione: le cellule tumorali viaggiano attraverso il sistema linfatico e arrivano fino ai linfonodi e agli altri organi presenti nella pelvi, nell'addome e nel torace.

La diagnosi di tumore alle ovaie viene fatta in seguito a visita della donna e a ispezione della pelvi, ultrasuoni transvaginali, valutazione del CA-125 nel sangue e biopsia.

Il cancro alle ovaie è la causa più importante di decessi da tumori all'apparato riproduttivo nelle donne e il più delle volte viene scoperto quando è già in fase avanzata. In genere, il trattamento è di tipo chirurgico e consiste nell'asportazione delle ovaie e di altri organi eventualmente coinvolti. Per trattare gli altri sintomi o le complicazioni della malattia possono essere utili anche la chemioterapia e la terapia radiante. La prognosi dipende dallo stadio in cui si trova il tumore al momento della diagnosi.

Chirurgia plastica alla valvola mitrale

Il cuore è un muscolo che pompa sangue a tutto il corpo. All'interno del cuore vi sono quattro valvole che regolano il flusso sanguigno. Due valvole spingono il flusso di sangue dalle cavità superiori, o atri, verso le cavità inferiori, o ventricoli. Due altre valvole determinano lo spostamento del flusso sanguigno dai ventricoli, una verso i polmoni e l'altra verso il resto del corpo.

Durante un normale battito del cuore, il sangue ricco di ossigeno passa dall'atrio sinistro verso il ventricolo sinistro attraverso la valvola mitrale. A volte, questa valvola si restringe, irrigidisce o ispessisce. Tale condizione è nota come stenosi della valvola mitrale.

La chirurgia plastica della valvola mitrale è una tecnica usata per curare la stenosi della valvola mitrale, aumentando l'apertura della valvola stessa, e ripristinando il normale flusso di sangue. Durante l'intervento, un filo guida di metallo viene inserito nella vena di una gamba e spinto fino al cuore. Poi, un catetere a forma di palloncino viene posto sull'estremità del filo guida e spinto fino all'apertura della valvola mitrale.

Prima viene gonfiata solo l'estremità del palloncino, in modo da posizionarlo bene all'interno dell'apertura. Poi il palloncino viene gonfiato completamente, in modo da dilatare l'apertura della valvola. Il palloncino può essere gonfiato e sgonfiato ripetutamente. Quando la valvola è stata allargata a sufficienza, si rimuove il catetere con il palloncino.

Questo intervento consente al cuore di pompare in modo più efficiente, riducendo sia la pressione al suo interno sia la pressione dei polmoni. Questa procedura può presentare diverse possibili complicanze. La miglior fonte di informazione è il proprio medico, ed è importante confrontarsi con lui su quale tipo di terapia sia la più indicata per il caso specifico.

Biopsia I

La biopsia è un procedimento che prevede l'asportazione di un campione di tessuto dal corpo per analizzarlo. La diagnosi viene effettuata analizzando le cellule al microscopio. Vi sono diversi modi per asportare i tessuti da analizzare.

La biopsia ad ago viene utilizzata quando si sospetta la presenza di un tumore. Con questo procedimento si inserisce nel tessuto un sottile ago cavo, guidato tramite apparecchiature a raggi X o a ultrasuoni. Poi, si asporta un piccolo campione del tessuto da analizzare. La biopsia è definita 'aspirata' quando l'ago, per asportare il tessuto, esercita un'azione di suzione.

Si effettua una biopsia incisionale quando il tessuto da analizzare non è direttamente accessibile con metodi meno invasivi, o serve un campione più grande. Con questo procedimento chirurgico si effettua un'anestesia locale e si asporta la porzione di tessuto interessato. In questo caso la ferita viene richiusa con punti di sutura. In genere, tale biopsia non richiede il ricovero ospedaliero.

In caso di biopsia escissionale, si effettua un'anestesia locale e il chirurgo rimuove la massa tumorale assieme al tessuto circostante. In molti casi, la rimozione del tessuto sospetto fa parte di una più ampia procedura di diagnosi e terapia. La ferita causata dall'asportazione del tessuto viene richiusa con punti di sutura.

Il congelamento del campione prelevato è utilizzato nel caso in cui sia necessario analizzare il campione immediatamente durante l'operazione. L'analisi di una porzione congelata potrebbe essere necessaria per valutare:
se il tumore o la crescita anomala di tessuto sia benigna o maligna;
se serve ulteriore tessuto per la diagnosi;
se il tumore si è propagato o è metastatizzato;
se tutto il tessuto tumorale è stato rimosso e i tessuti circostanti sono sani.

Biopsia II

La biopsia è un procedimento che prevede l'asportazione di un campione di tessuto dal corpo per analizzarlo. La diagnosi viene effettuata analizzando le cellule con il microscopio. Vi sono diversi modi per asportare i tessuti da analizzare.

La biopsia con asportazione di un piccolo cilindro di pelle a tutto spessore, perpendicolarmente alla sua superficie è usata per asportare campioni di pelle a tutto spessore. Per creare il piccolo foro nella pelle, viene usato un particolare strumento chiamato trequarti. Lo strumento funziona come un trapano tagliente che asporta la parte di tessuto da analizzare: epidermide, derma e grasso. La ferita viene poi richiusa con punti di sutura, e lascia piccole cicatrici.

Un altro tipo di biopsia alla pelle è chiamata biopsia di rasatura. Con questo procedimento viene asportato uno strato molto sottile di pelle per analizzarlo. Si tratta di un tipo di biopsia meno invasivo e raramente richiede punti di sutura.

La biopsia endoscopica è effettuata durante un'endoscopia. L'endoscopia è una tecnica che consente al medico di vedere all'interno del corpo, senza necessità di senza dover eseguire un'operazione chirurgica. Durante l'endoscopia, un tubo con una piccola telecamera è inserito nel corpo e viene posizionato in modo da ottenere varie immagini di organi e tessuti. Insieme al tubo, possono essere anche inserite pinzette e spazzole in grado di asportare campioni di tessuto da analizzare.

Per la biopsia del midollo spinale si utilizza un lungo ago che preleva alcune cellule del midollo stesso. Dopo aver effettuato un'anestesia locale si inserisce l'ago nell'osso. Negli adulti, in genere il campione è prelevato dall'osso dell'anca. Quando la quantità di midollo prelevato è sufficiente per l'esame, l'ago viene rimosso.

mercoledì 27 novembre 2013

Trasfuzione di sangue e piastrine

Il sangue che circola nel corpo è composto da numerose sostanze: i globuli rossi, che trasportano ossigeno; i globuli bianchi o leucociti, che combattono le infezioni; le piastrine, chiamate anche trombociti, che servono per la coagulazione del sangue. La parte liquida del sangue ha un colore giallo paglierino ed è chiamata plasma. I trattamenti antitumorali, o la cura dei sintomi tumorali, possono richiedere trasfusioni di sangue.

La trasfusione di sangue è la somministrazione di sangue, o di suoi componenti, attraverso un catetere, un tubo che entra nel corpo tramite un ago in una vena, o un catetere venoso centrale, oppure un catetere centrale inserito perifericamente. La trasfusione può comprendere tutti o uno dei componenti del sangue, che può provenire da un donatore, o essere stato prelevato dal paziente stesso prima della terapia.

Prima di procedere con la trasfusione, è necessario eseguire alcuni esami che servono a capire di quali componenti del sangue il paziente ha bisogno. Se il paziente è affetto da anemia e gli esami dimostrano un basso numero di globuli rossi, si somministreranno globuli rossi. Quando il corpo non riceve una quantità sufficiente di ossigeno, può manifestare sintomi quali stanchezza, capogiri e fiato corto.

I pazienti sottoposti a chemioterapia presentano spesso bassi livelli di globuli rossi, condizione chiamata anemia da chemioterapia. In questi casi si somministrano globuli rossi isolati dal sangue proveniente da un donatore. Questi globuli rossi sono chiamati “globuli rossi concentrati”.

Per i pazienti con problemi di sanguinamento, gli esami possono indicare un basso numero di piastrine. Tale condizione si verifica quando il midollo osseo che produce le piastrine, subisce un danno dovuto alla chemioterapia o alla radioterapia. Anche alcuni tumori, come la leucemia, possono provocare una riduzione del numero di piastrine. Per i pazienti che hanno bisogno di trasfusioni di piastrine, le piastrine devono prima essere estratte dal plasma. Nel plasma sono presenti solo piccole quantità di piastrine: sono pertanto necessarie numerose unità di plasma per ottenere un'unità di piastrine.

Il plasma può essere trasfuso anche nei pazienti con ferite o problemi di coagulazione del sangue. Quando il plasma è stato separato dal sangue, può essere congelato fino al suo utilizzo. Il plasma congelato impiegato nelle trasfusioni è detto “plasma fresco congelato”.

Una volta identificato il componente del sangue di cui necessita il paziente, deve venire controllata la compatibilità con il ricevente. Prima di trasfondere in una persona il sangue o un suo qualsiasi componente da un donatore esterno, possono essere usati due tipi di esami, il gruppo sanguigno e le prove crociate di compatibilità per i gruppi sanguigni.

Vaccini antiallergie

L'allergia compare quando il corpo reagisce a sostanze che considera pericolose. Queste sostanze, fra cui alcuni pollini, polvere o cibi, sono chiamate allergeni. In genere, non sono sostanze pericolose, tuttavia il sistema immunitario di una persona allergica attiva contro di esse le proprie difese.

In seguito a una prima esposizione a un allergene, i globuli bianchi producono gli anticorpi, che preparano il sistema immunitario a un eventuale successivo incontro con lo stesso allergene. Gli anticorpi prodotti si legano alle mastcellule, speciali cellule presenti nei tessuti dell'apparato respiratorio e digerente. A un successivo contatto, anche con piccole quantità di allergene, le mastcellule reagiscono rilasciando varie sostanze chimiche fra cui l'istamina, che causa i tipici sintomi dell'allergia.

In caso di persistenti e fastidiose allergie, i trattamenti possono includere la desensibilizzazione con i vaccini antiallergici, comunemente noti come immunoterapia oppure iniezioni di allergeni. Nel vaccino è presente una piccola quantità della sostanza che causa l'allergia. Al paziente vengono praticate iniezioni di vaccino a intervalli regolari. La quantità di allergene viene aumentata gradualmente, fino a raggiungere la dose in grado di ridurre i sintomi. Questo trattamento aumenta progressivamente la tolleranza del sistema immunitario verso l'allergene, in modo che un successivo contatto con quella sostanza non provochi più la reazione allergica.